La storia del Salisburghese è scivolata ai piedi della fortezza di Hohenwerfen come le acque del fiume che lambiscono alla base il suo erto colle di roccia. La sua mole si vede da lontano ed era un deterrente formidabile per gli eserciti invasori diretti verso Salisburgo. Oggi la stessa vista per chi viaggia sull’autostrada A10 è un’incantevole sorpresa che invita alla visita e alla scoperta.
“Dove osano le aquile”
Gli agenti segreti Richard Burton e Clint Eastwood, in tenuta mimetica della Wehrmacht, lo spiavano dall’alto in una scena del famoso film “Dove osano le aquile”, girato qui nel 1968. In realtà il vero protagonista di quella pellicola hollywoodiana è proprio il castello di Hohenwerfen, che nel film pare essere così inaccessibile da essere raggiunto in funivia (mai esistita) o addirittura in elicottero (anacronistico per l’epoca in cui è ambientato il film). Invece oggi conquistare il castello è facilissimo, grazie a una moderna funicolare panoramica che dal parcheggio poco sopra il paese di Werfen arriva direttamente nel cuore del castello: la corte centrale dominata dal torrione della campana. Chi invece sale per il normale sentiero d’accesso, si rende conto di come doveva essere faticoso e arduo l’assalto per gli armigeri con scudo, spada e corazza.
Contadini in rivolta
Costruita a partire dal 1077 per ordine del principe vescovo Gebhard von Helfenstein, la fortezza di Hohenwerfen sembra sia stata espugnata soltanto due volte: intorno al 1278, con un attacco a sorpresa di Konrad von Goldegg in lotta contro il principe vescovo di Salisburgo, e di certo nel 1525 dai contadini in rivolta che la diedero alle fiamme. La repressione di questa rivolta fu durissima: migliaia di persone vennero messe al rogo o giustiziate. Un fabbro di Hüttau, colpevole di aver forgiato armi per i contadini, venne rinchiuso per sette anni al buio in una torre di Hohenwerfen. Nel 1611 persino il principe vescovo Wolf Dietrich fu per un mese prigioniero a Hohenwerfen, ma non certo nella torre e con una dotazione d’oggetti d’argento.
L’abbandono e il fuoco
Abbandonato e finito in rovina dopo le guerre napoleoniche, il castello fu restaurato a partire dal 1824 dall’arciduca Giovanni d’Asburgo è usato come residenza di caccia, finché nel 1898 un altro Asburgo, l’arciduca Eugenio, se ne innamorò e lo trasformò in una sede principesca con un’importante collezione di armi e opere d’arte. Purtroppo tutto andò in fumo la sera dell’8 gennaio 1931, quando un violento incendio scoppiò nel palazzo del castello. Il freddo di gennaio fece gelare l’acqua nei manicotti dei pompieri che non poterono impedire la distruzione di gran parte dei tetti e degli arredamenti.
Ali sul castello
Oggi i locali interni del castello ospitano una taverna e interessanti mostre permanenti e temporanee, mentre nel cielo sopra i suoi tetti le aquile “osano” ancora: da marzo a novembre ogni giorno aquile, avvoltoi e falchi vengono liberati in aria per presentare al pubblico le loro straordinarie abilità di volo e formidabili capacità di predatori. Uno spettacolo raro ed emozionante. Più suggestivo e romantico è il mercatino di Natale che sarà allestito nella corte interna del castello.
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