Ogni anno un piccolo pittoresco paesino, immerso in panorami mozzafiato, si industria per inscenare lo spirito della Tradizione. Quest’anno la “Festa delle Feste” è stata a Kleinarl e ha raccontato la favola di un mondo contadino ancora vivace e amato, gli usi e costumi del Salisburghese, in una festosa processione preparata e studiata in ogni dettaglio.
Prima della sfilata: Atmosfera frizzante a Kleinarl
Già la mattina presto ragazze con i loro abiti tradizionali in verde, e generose scollature stazionano con i loro cesti di vimini all’ingresso del paese e distribuiscono al pubblico il programma della festa. Attraversando il paese si vedono in lontananza scorci impressionanti sulle silenziose montagne circostanti, e lungo la strada affollata banchetti che espongono prodotti tipici di artigianato locale. Sfilano davanti agli occhi stoffe di gran gusto tessute e dipinte dalle contadine, trasformate in centrini sui toni del blu e del rosso, grembiuli, tovaglie, tende, cestini di vimini dalle fogge e usi più diversi, pantaloni di pelle con ricami tradizionali, decorazioni di fiori secchi, piccoli oggetti intagliati in legno, come mestoli o fischietti che imitano i versi degli uccelli .
L’atmosfera è carica di profumi: cuscini ripieni di segatura di legno di cembro, saponi artigianali alla lavanda, conserve di bacche e frutti di bosco, erbe curative e ovviamente speck, formaggi, “schnaps”e birra a volontà. E nella piazza principale, annunciata da una festosa e coloratissima banda musicale, entra in scena la Tradizione, bambini, uomini e donne, quasi tutti orgogliosamente in abito tradizionale, sono in apprensione, e scrutano trepidanti la strada che dal paese porta in montagna. Arrivano o non arrivano?
Una sfilata di Tradizioni
Eccoli! Come in un carnevale alpino fuori stagione, dopo la banda festosa del paese sfilano lentamente carri allegorici che celebrano e rappresentano lo svolgersi della vita contadina. Con questa processione si rievoca l’“Almabtrieb”, il ritorno del bestiame dall’alpeggio a fine estate, ma i tempi sono cambiati e insieme ai cavalli bardati a festa procedono dei trattori d’epoca, gioielli da collezione, egualmente decorati con mazzetti di erbe e fiori d’alpeggio.
Una voce narrante accompagna la sfilata (in tedesco ahimè) spiegando i simboli di ogni carro; ma la sfilata coi suoi colori e i suoi personaggi caratteristici è godibilissima davvero per tutti. I carri procedono lentamente, per permettere di osservarne ogni particolare: il carro con una fonte sottolinea l’importanza dell’acqua cristallina di ruscelli e laghetti alpini, quello delle erbe e i fiori d’alpeggio sottolinea l’importanza della farmacia naturale delle alpi e della materia prima di tutte le decorazioni contadine. Sfilano nella loro uniforme verde loden e le cravattine a quadri cortissime anche le antiche, pluridecorate milizie volontarie contadine (gli Schützen) che combatterono a Wagrain già nel 1620.
L’anno contadino sui carri allegorici
Il colorato carnevale prosegue con i carri dedicati alle feste importanti dell’anno contadino: per San Vincenzo (22.01) sfilano allegri boscaioli barbuti che cucinano in padelloni di ferro e manco a dirlo, bevono allegramente birra e grappa. Alcuni di loro hanno un cucchiaio per decorare il cappello: sono taglialegna disoccupati, che il giorno della Candelora (02.02) festeggiano e ricercano un nuovo lavoro. Per San Giacomo (25.07) si celebrano le malghe in piena attività: le donne mostrano i prodotti caseari freschissimi e invitano all’assaggio del Sauerkas, un formaggio fatto di latticello. Per la festa del Patrono di Salisburgo – il 25 Settembre, San Ruperto – bisogna tapparsi le orecchie! A fargli festa sono ci sono gli “Schnalzer”, che fanno schioccare le fruste come schioppetti antichi e potenti.
La sfilata di quest’anno ha messo in scena addirittura un matrimonio contadino autunnale con tanto di prete e fotografo, e moltissimi invitati i costumi tipici elegantissimi: i ragazzi “liberi” con magnifici cappelli decorati con fiori rossi, le donne sposate tutte con abiti neri di seta lucente. La sfilata procede con la festa di S. Uberto (3.11), patrono dei cacciatori, che sfilano con il bottino di caccia e i cani , i cappelli decorati con ciuffi di camoscio e monili ricavati dalle corna di cervi. A margine della strada donne e bambine in costume invitano più volte ad assaggiare i loro prodotti; panini con creme spalmabili, e “Mäuse”, topolini: frittelline dolci della tradizione alpina: tutto fatto dalle contadine salisburghesi.
La sfilata termina con Santa Caterina (25.11), che chiude la stagione delle danze e apre la stagione meditativa dell’Avvento. L’Autunno Contadino invece chiude ufficialmente il 30 ottobre, dopo due mesi buoni di festeggiamenti nei vari paesini. “Pfiat Eich” augura l’ultimo trattore, un commiato ancora medievale, che a pensarci bene emoziona: che Dio vi guidi e vi protegga.
Una festa per gli occhi e per il palato
Finita la sfilata, inizia la grande festa: come in tutte le feste tradizionali alpine, la “Bierzelt”, il tendone-ristorante è il centro del divertimento: con il sottofondo musicale della banda cittadina, seduti nelle tradizionali panchette di legno si servono boccali di birra locale, succhi preparati dai contadini (di mirtilli rossi!) e piatti preparati con prodotti locali: canederli, agnello, manzo, e frittelle contadine (“Bauernkrapfen”) dolci o salate. La banda continua a suonare, con un boccale di birra a portata di mano, la gente seguita a chiacchierare, ad ammirare oggetti, paesaggi, uniformi e abiti, e lascia sfumare una giornata intensa di impressioni, suoni, musica e colori.
Un netto contrasto con la quiete delle sue valli: anche questo è il Salisburghese.